Quello dei regimi di detenzione speciali è un tema politico, tecnico e sociale di assoluta rilevanza, posto in questi stessi giorni al centro del dibattito pubblico. Decine di persone in Italia patiscono una condizione detentiva estrema, fondata sull’isolamento, che lascia dubbi sulla compatibilità di tale regime con i diritti fondamentali dei condannati. Ciò nonostante questo complesso di istituti emergenziali, nati in tempi eccezionali e correlati alla necessità di fronteggiare la minaccia stragista di origine mafiosa, continua a essere applicato e comminato ben oltre la fattispecie originaria. È dunque possibile parlare di un consolidamento giudiziario, culturale e politico dei regimi speciali e aggravati di detenzione?
Se il pretesto per queste riflessioni è offerto dalla vicenda di Alfredo Cospito, detenuto politico condannato al 41 bis e in sciopero della fame, ciò che colpisce del caso che lo vede protagonista è la possibilità che gli istituti punitivi “non ordinari” esondino dalle proprie funzioni originarie per produrne altre di matrice spiccatamente politica, che prescindono dalla natura sociologica dei crimini (come, per esempio, l’esistenza di associazioni effettivamente organizzate e ramificate in ogni ganglio della società e della pubblica amministrazione).
Il programma:
Pietro Saitta, Introduzione
Lucia Risicato, L'incostituzionalità riluttante dell'ergastolo ostativo
Giulia Colavecchio, La (non tanto) sottile linea tra detenzione e tortura
Carmelo Picciotto, Dal diritto penale del "fatto" al diritto penale del "nemico": la denuncia degli avvocati sull'erosione delle garanzie processuali
Seguiranno aggiornamenti da parte degli attivisti sociali contro la detenzione speciale e il dibattito.
Martedì 7 febbraio, h. 16
Aula Magna
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