Dal 17 Gennaio una mostra sul nesso rituali/migrazioni
Non viaggiano solo le persone. A muoversi e radicarsi in luoghi diversi da quelli di provenienza sono anche le credenze e i riti. Giungono in Italia e si insediano vicino a noi genti che partecipano di una fede comune. Nel loro esprimersi, circoscrivono quartieri, individuano paesi e campagne, animano spazi urbani e rurali, distinguono paesaggi visivi, sonori, olfattivi. Contribuiscono così a ridefinire le forme del vivere sociale e dell’esperienza religiosa a livello quotidiano e festivo.
I movimenti delle persone, i loro riti, gli spazi che abitano, sono processi. Si costruiscono, si aggiustano, si rimodellano pezzo dopo pezzo, strato su strato. L’antropologia partecipa a questi processi e a partire dall’esperienza, prova a riflettere sull’ecosistema che si connette ai fenomeni osservati. Nel rito, non conta solo l’azione performativa, intesa come opera compiuta; è importante l’impalcatura, il cantiere, il lavorio degli esseri umani che la producono e riproducono.
L’esposizione "Quasi a casa. Antropologia e cittadinanze rituali" - a cura di Vincenzo Padiglione e Sandra Ferracuti con un allestimento a cura di Carmela Spiteri - traduce in forma di installazione museale, le ricerche prodotte nel quadro del Progetto di Rilevante Interesse Nazionale “Migrazioni, appaesamento e spaesamento: letture antropologiche del nesso rituali/migrazioni in contesti di Italia meridionale”. I testi, le immagini e i suoni delle ricerche, sono gli elementi a cui i curatori si sono ispirati e che hanno ricomposto sui loro trabattelli, metafora della cultura umana e della ricerca come cantiere, come lavoro perennemente in corso.
Ospitata negli spazi del COSPECS, Via Concezione n. 6, l’esposizione inaugurerà venerdì 17 alle ore 17:30.